Blog parallelo

mercoledì 24 settembre 2014

Melone e anguria nana 2: fiori e frutti senza potare

Le piante di melone e d'anguria nana seminate questa primavera hanno fatto un sacco di fiori e poi una decina di frutti. Non si è stato necessario potarle, ma in effetti sarebbe stato meglio.
Se solo l'estate fosse stata normale...

In giugno le piantine crescono rapidamente, come secondo i piani. Meloni molto promettenti, un po' meno quelle d'anguria. A non potarle stanno creando un bel groviglio di rampicanti con i viticci ancorati gli uni agli altri. Chi è attento si chiederà cosa ci fa nella foto sopra un melone accanto alla foglia dell'anguria, ecco spiegato il perché.
La potatura inoltre avrebbe anticipato la fioritura dei fiori femminili.
Ai primi di luglio, infatti, i meloni sono fioriti sì, ma solo di fiori maschili che sbocciano lungo il fusto principale. Per i primi fiori femminili, riconoscibili per il minuscolo melone dietro, bisogna aspettare la fine del mese. Questi crescono solo sui rami secondari, rami che la potatura avrebbe fatto sviluppare prima.


I primi piccoli meloni cominciano a crescere solo in agosto inoltrato. Colpa del prolungato maltempo e della temperatura sotto la media stagionale. Questi frutti hanno bisogno di sole e caldo per svilupparsi e maturare, ancora di più delle zucchine.
Alla fine ne conto una decina scarsa e provvedo a sistemarvi sotto un po' di paglia, per ridurre il rischio che marciscano a causa dell'umidità eccessiva.







I frutti crescono bene e ritorno a sperare; a fine agosto, però, succede l'irreparabile: i gambi cominciano ad avvizzire e viene così a mancare il collegamento con la pianta.
I meloni restano verdi e acerbi e tra lumache e pioggia non durano a lungo.

Uno solo dei meloni cresce fino a raggiungere dimensioni quasi dignitose. Quando la buccia comincia a marcire arriva il momento di tagliarlo.

Il cuore del frutto ha un bel colore, il resto si vede che è rimasto ancora un po' acerbo. Difatti il sapore non era proprio il massimo. Almeno ho recuperato la semenza.

E le angurie nane? Ancora peggio: nessuno dei piccoli frutti è riuscito a svilupparsi. Ma sapevo già che ricoltivare le angurie sarebbe stato un azzardo.

Niente, dovrò riprovare. Se l'estate fosse stata normale, sono convinto che il raccolto sarebbe stato ben diverso. Avessi potato le piante sarebbe stato ancora migliore.

melone e anguria nana: semina e trapianto

martedì 16 settembre 2014

Recensione di Coriolanus: trasposizione moderna di una storia forse vera

Coriolanus è un film che mi ero promesso di vedere, poi però passano gli anni e ha rischiato di finir nel dimenticatoio. Ho rimediato qualche giorno fa e ne è valsa la pena: film drammatico e molto particolare per via dei dialoghi sopraffini. Meritano davvero, sono il suo punto di forza.
La locandina intriga con il confronto diretto dei due protagonisti, con quelle sagome di fucile che assomigliano a pitture tribali tinte col sangue. Fucili perché Coriolanus è la trasposizione in epoca moderna di una tragedia (Coriolano di Shakespeare) ambientata nell'antica Roma. Lodevole lo sforzo di far combaciare il testo originale con l'ambientazione di duemila anni dopo.
In rete girano altre immagini molto più inquietanti e insanguinate, ma secondo me rendono poco l'essenza del film, fermo restando che di cicatrici si parla spesso.

Il trailer che, stesso discorso di sopra, non rende molto l'essenza del film:

Scene di guerra ce ne sono, girate tra le rovine della Serbia per giunta, ma si tratta sempre di un film drammatico e politico.


Ralph Fiennes è la colonna portante del film, regista e attore protagonista insieme. La sua interpretazione è magistrale, dimostra una grande potenza espressiva nei panni del generale romano Caio Marzio Coriolano. Protagonista esasperato, consumato dalla sua rabbia che rasenta spesso la follia, messo in riga dalla madre di ferro Volumnia (Vanessa Redgrave), non è proprio l'eroe buono che ci si potrebbe aspettare. Un guerriero con una certa nobilità d'animo sì, molto orgoglioso ma soprattutto vendicativo, a tratti feroce e spietato. Un patrizio che disprezza apertamente la plebe di Roma. Ad ogni modo finiremo per compatirlo.


Gerald Burtler, definibile sia come antagonista che come co-protagonita, passa in secondo piano. Interpreta il generale dei Volsci Tullo Aufidio, nemico giurato di Coriolano. Apprezzato dal suo popolo ma frustrato dai complessi d'inferiorità, con l'aspetto trasandato tipico del guerrigliero del centro America, s'adopera a far qualche macchinazione nell'ombra e compare giusto in un paio di scene decisive. Gli avversari politici romani si rivelano molto più insidiosi. Niente di che insomma, stavolta la parte dello Spartano la interpreta Ralph Fiennes Coriolano e non Gerald Butler Aufidio.




Il film è così intrigante (e dal finale così tragico) che poi t'esorta a cercare su wikipedia se quella di Coriolano è una storia vera o meno.
Pare di sì, per gli storici del tempo, Tito Livio in primis. I nomi della tragedia sono simili, così come la catena di eventi.
Per alcuni storici moderni, però, quella di Coriolano potrebbe essere solo una leggenda per giustificare le sconfitte subite nella guerra contro i Volsci, della serie solo un Romano traditore può sconfiggere un Romano.
A conti fatti, desidererei anch'io che fosse solo una leggenda. Troppo miserabile, altrimenti, sarebbe il fato del protagonista.

mercoledì 10 settembre 2014

Orsa Daniza abbattuta da un proiettile sedativo che ne ha causato la morte

Mi assumo l'onere di dare una notizia scomoda. Fresca fresca e da prendere con le pinze: Daniza è stata abbattuta con un proiettile sedativo che ne ha causato la morte.
Non credo sia una bufala.
Non è la prima volta che uccidono un orso tentando di sedarlo, io infatti non mi fido mai dell'anestesia...
Battute a parte, ho sempre considerato assurdo l'operato delle autorità che vogliono arrestare e portare in carcere un'orsa che voleva semplicemente difendere la propria prole da un estraneo. Gli esseri umani che vogliono trattare un animale selvatico - che più selvatico non ce n'è - come un loro simile. Con la piccola differenza che Daniza è stata giudicata colpevole quando non lo era per niente. Lei semplicemente è stata introdotta dall'uomo anni or sono e ora l'uomo non ha tollerato più la sua presenza. Causa un suo comportamento un po' troppo brusco e aggressivo nei confronti di una persona troppo curiosa.
C'era da aspettarselo un comportamento del genere da parte di un'orsa, mi viene il latte alle ginocchia a sentire e risentire che non bisogna avvicinarsi ai cuccioli di un'orsa, porca puttana aggiungo per enfatizzare, ma lo stesso comportamento brusco e aggressivo da parte dei civilissimi esseri umani proprio non me lo aspettavo.
Io posso capire l'uomo che va a caccia per nutrirsi perché di fatto è un predatore, ma assicurare alla giustizia una bestia selvatica mi fa solo ridere. Piuttosto andate a sanzionare tutti i maleducati che scorrazzano nei boschi e nelle malghe, tutti gli imprenditori che devastano le montagne perché il cliente non si accontenta più di una pista singola. Lasciate in pace le poche creature selvatiche che ancora (r)esistono. Gli sciatori capricciosi pigliateli a calci nel culo invece di coccolarli. Lo sfruttamento della montagna che genera benessere per la collettività è la barzelletta più schifosa che abbia mai sentito. La montagna e i boschi non sono posti per tutti, non dovrebbero essere posti accessibili per ogni cretino che passa. Solo chi sa vivere in armonia con la montagna dovrebbe avere il diritto di abitarvi.
A Daniza non andava torto un pelo, il cercatore di funghi poteva fare il figo per essersela cavata abbastanza bene e tutto poteva finire lì. E invece no.

Questo è un post Socialmente Scomodo, amaro da mandar giù.

Talea di fico nero: secondo anno

Entrambi i fichi neri, cloni propagati per talea, sono cresciuti bene nel secondo anno, uno fin troppo bene. Magari nel terzo faranno i primi frutti. La conferma che il fico si presta a essere propagato con questa tecnica (anche se il metodo migliore resta il trapianto di pollone).

Già in novembre il primo fico nero si presentava con una bella chioma e grandi foglie, per catturare quanta più luce solare possibile. Sottoterra le sue radici non hanno niente da invidiare a quelle dei lamponi vicini, quindi la competizione dovrebbe essere ad armi pari. Non gli ho mai fatto mai mancare un po' di concime alla base (direttamente dal pollaio).
L'unica incognita deriva dal fatto che la pianta originale ha già una certa età, quindi temo che questi cloni nascano vecchi. La crescita vigorosa dell'anno seguente dimostrerà il contrario.

Nel mite dicembre 2013 le gemme si sono aperte all'inizio dell'inverno e (come volevasi dimostrare) la successiva gelata le ha annerite. Credo si chiami ustione da gelo. Per fortuna i danni sono stati pochi e un bel getto verde è spuntato in primavera (prima foto dell'articolo).


Durante l'estate il fico nero parte in quarta e in settembre ha superato i due metri d'altezza. Una crescita così prodigiosa dipende dalla posizione: la base è riparata verso nord e all'ombra, quindi niente gelate e la terra rimane sempre umida. Lo stesso pollaio ha incentivato il fico a crescere in altezza, per raggiungere la luce del sole. Non per niente, anni prima, qui c'era un bel ciliegio.
Necessari i pali di sostegno (due sono il minimo), anche per tenere la pianta compatta e lasciare libero il già risicato sentiero.


Il secondo fico nero ha avuto una crescita più modesta.
Già in settembre, quando stava ancora nel vaso, ha emesso diversi rami secondari dalla base.
In primavera lo trapianto in campagna, purtroppo la parte superiore va perduta, o per una gelata o per la mancanza d'acqua. In compenso proprio i rametti dell'anno prima hanno ricostituito una chioma decente. Nella terza foto l'erba ha invaso la base del fico e bisogna toglierla per lasciar respirare le radici.

PARTE 1 - TALEA DI FICO NERO - PARTE 3

domenica 7 settembre 2014

Confettura di corniole e di mele cotogne. Meglio chiamarla composta

Confettura o composta? Anche quest'anno è arrivato il momento di raccogliere le prelibate corniole e i meli cotogni per ottenere fantastiche confetture. Confetture e non marmellate, fin qua ci arrivo, ma ora mi viene il dubbio che le mie possano definirsi composte, visto che di zucchero ne metto veramente il minimo indispensabile. Così il sapore originario dei frutti risalta molto meglio.
A proposito, dovreste provare anche voi la confettura di corniole con i biscotti al cioccolato. La torta sacher mi fa un baffo...

Mela verde grattugiata: pectina naturale. Una volta snocciolate a mano le corniole (non finivano più), ho aggiunto una mela verde grattugiata per far solidificare prima la mia confettura. Con una cottura più lunga, altrimenti, vanno perse più sostanze benefiche.

I miracoli del frullatore:
Segue una bella frullata con un frullatore a immersione, per rendere il tutto bello omogeneo. E cremoso: il frullatore, infatti, accelera la preparazione della confettura. Frullando sento subito se ho dimenticato qualche seme di corniola. In ogni caso nessun problema: mescolando e rimescolando, li becco tutti.

Mentre la confettura nel primo tegame è ormai pronta, nel secondo stanno bollendo le corniole non snocciolate. Le verso e le lascio raffreddare, poi con calma le separo dai semi con un tagliapasta (foto a destra).
Questo metodo tuttavia non è efficace: troppi semi sono rimasti nella confettura e soprattutto richiede un sacco di tempo... Quindi le due soluzioni che mi sento di dare per le corniole sono:
-1 snocciolarle a mano se sono ancora un po' acerbe
-2 usare il passaverdure se sono belle mature.


I miracoli del frullatore, parte 2: composta di mele cotogne
Con le mele cotogne fare la composta è veramente uno scherzo. Non le sbuccio neanche, visto che le nostre non sono trattate. Levo solo i torsoli e le eventuali parti guaste e lascio ammorbidire tutto il resto in pentola. Poi una bella passata col frullatore riduce il tutto a un'impasto denso e fine.
Pochissimo zucchero perché le mele cotogne cotte diventano già dolci di loro, lascio cuocere un po' la composta e poi la invaso calda.

Se la composta fa la muffa? Ecco cosa succede a invasarla non bollente. Per fortuna me ne sono accorto quasi subito, in tempo quindi per svuotare i vasetti evitando accuratamente le parti colpite dalla muffa. Lo schifo bisogna metterlo da parte, dopo tutto il lavoro svolto. Le alternative sono due: rifare bollire la composta o metterla in frigo e consumarla in fretta. Ho scelto la seconda opzione, vi assicuro che era deliziosa e profumata.

marmellata di corniole selvatiche
confettura di corniole: snocciolate a mano o col passaverdure?
confettura di cotogno e cotognata

2014 (e confettura di cotogni) - CONFETTURA DI CORNIOLE - 2015 (asprigna)

venerdì 5 settembre 2014

Lo strumento giusto per scrivere? Il block notes digitale che non esiste

L'asso nella manica di uno scrittore è il suo block notes. Perché l'ispirazione arriva quando e dove vuole lei e il computer non è mica sempre a portata di mano! A questo punto abbiamo due alternative:
1) ricordiamo tutto a memoria finché non raggiungiamo il computer e trascriviamo, una corsa contro il tempo...
2) annotiamo subito gli appunti sulla carta del vecchio e caro block notes.
Rimanere concentrati a ricordare frasi sconnesse è uno stress (circondati come siamo da chiacchieroni e televisioni) ed è anche una distrazione se intanto abbiamo da fare tutt'altro. Quindi le annotazioni su carta restano l'opzione più sbrigativa, se non fosse che poi bisogna trascriverle sul computer. Idem per le registrazioni audio. Senza contare che le annotazioni sintetizzate al massimo per la fretta non ridiventeranno mai il testo originale che avevamo in mente. Servirebbe un block notes digitale che annota gli appunti subito e direttamente nel manoscritto. Esiste uno strumento così comodo e utile, in mezzo a mille gingilli sofisticati pieni di app che non servono a un tubo?

Ho fatto le mie ricerche, ma la rete non aiuta. Tutti vogliono rifilarti un tablet con tastierino esterno (perchè la tastiera touch francamente è una porcheria per scrivere). Due dispositivi connessi via bluetooth o cavo con una batteria ciascuno (doppia fonte di stress) e un costo complessivo proibitivo. Da lasciar perdere!

Una valida soluzione l'ho trovata per caso. Si chiama Alphasmart Neo ed è una signora macchina da scrivere con un piccolo monitor al posto del foglio. Dotata di una tastiera comoda e spaziosa, memorizza il testo e te lo incolla nel manoscritto. Perfetta. Tanti autori hanno raggiunto obiettivi concreti con questo dispositivo. Il motivo? Non distrae, come fa invece il computer o il tablet con le notifiche, internet, le foto e tutti i dati memorizzati. Poi la Alphasmart ha un prezzo onesto, ben settecento ore di autonomia, dieci anni sul groppone ed è pure fuori produzione...
La tentazione di comprarne una usata, però, è molto forte. Peccato per lo schermo, un po' troppo minuto. Compatibile solo con Windows XP, nel mio caso non ci sarebbe alcun problema.

Una possibile evoluzione dell'Alphasmart sono gli smartbook, in sostanza dei micro computer con le funzionalità dello smartphone. A me ovviamente interessa la tastiera, che pare abbastanza grande. Purtroppo questo è un altro prodotto uscito dal mercato molto in fretta alcuni anni fa.

Che fine hanno fatto i netbook? Quei mini-computer portatili? Oggi si chiamano chromebook e nonostante siano un attimo più grandi restano uno strumento valido per scrivere. Buon monitor, tastiera spaziosa, così leggeri e sottili che sembrano un quaderno. Prezzi accessibili. Vanno considerati computer terminali, in quanto elaborano dati online, privi come sono di un disco fisso capiente. Lavorare in cloud, cioè sempre connessi a internet senza conservare i dati con noi, sta diventando una prassi ormai. Basta pensare al blog o alla casella e-mail, i più basilari.
Se non disponessi già di un notebook probabilmente avrei scelto proprio un chromebook.

L'ebook reader con tastiera merita una piccola parentesi. Con il suo schermo e ink che sembra carta potrebbe illuderci facilmente. In realtà il monitor è proprio il suo tallone d'achille: valido per leggere le pagine ferme di un libro, si aggiorna troppo lentamente con i programmi normali, continuando a sfarfallare.


E il cellulare? Pensavo di aver fatto la furbata del secolo comprando uno smartphone Nokia pratico, essenziale e soprattutto dotato di tastierino fisico e di connessione wi-fi. Purtroppo le sue caratteristiche hardware sono lontane anni luce dai requisiti minimi richiesti per modificare un documento di testo. Bisogna aumentare il budget e puntare a uno smartphone più tosto. Attenzione al monitor, perché vedremo tutto miniaturizzato...

La ricerca continua. Sperando che qualcuno ascolti l'appello di tutti i nostalgici dell'Alphasmart, così esce il modello nuovo.

mercoledì 3 settembre 2014

I moderni tagliatori di teste

Certi integralisti hanno la mania di tagliare teste. Non è una novità. I francesi hanno usato la ghigliottina fino al secolo scorso e il resto d'Europa non scherzava, con il boia incappucciato e armato di scure o di spadone. Gli antichi Romani decapitavano così come gli Egizi, i tagliatori di teste dei romanzi di Salgari forse esistevano per davvero e chissà quanti altri avevano la mania di tagliare la testa ai condannati.
Non c'è da stupirsi se anche questi integralisti dell'ISIS, magari discendenti dei feroci Assiri e con i coglioni girati perché le potenze occidentali sono proprio pasticcione, tagliano ora qualche testa.
Quindi la decapitazione di per sé non è una novità.
La vera novità è condividere il video dell'esecuzione capitale con gli strumenti moderni e virali del web. I titoli dei video sono così curati che pare di guardare l'intro di una puntata di Beautiful. Ai boia dell'ISIS non gliene frega niente di togliere la vita al prossimo, a loro frega di girare il video e diffonderlo il più possibile.
Di questi tempi facciamo le cose per fotografarle, o riprenderle con la videocamera, appunto. Il fare qualcosa diventa secondario all'immortalare quel qualcosa per il web. Fateci caso anche voi, se state su un social network. Gli spericolati che si tuffano nel vuoto hanno elmetti dotati di videocamera per poi fare i fighi coi propri fan. Se campano ancora. Chi prepara la torta o la cenetta elaborata le fa la foto di rito, che pare un po' sadico nei confronti di chi guarda senza poter mangiare. Chi si sposa o si laurea si tira a lucido perché sa che quello è uno dei pochi giorni della sua vita che sarà al centro dell'attenzione. E lo fotograferanno e lo filmeranno.
La gente vuol solo apparire in questo mondo di narcisi.
E credo che anche a questi integralisti in fondo frega di più condividere la malefatta che l'esecuzione in sé. Vogliono semplicemente apparire, offrendo una testa mozzata su un vassoio d'argento poiché pochi altri messaggi riuscirebbero a scuotere un'opinione pubblica occidentale sempre più indolente. Scelgono un giornalista perché, si sa, ne tocchi uno e tutti gli altri cominciano a starnazzare.
Se poi provochino per assecondar gli ordini di qualche organizzazione occulta, è tutta un'altra storia...

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