Blog parallelo

giovedì 31 luglio 2014

Piantare un noce 8: secondo trapianto

A grande richiesta un piccolo aggiornamento sulla pianta di noce, seminata ben quattro anni fa...

Un 2012 da dimenticare...
Il piccolo noce rischia di venire soffocato dalla vegetazione, in un disperata lotta per la sopravvivenza dove vince solo chi cresce più in fretta e più in alto. Do una ripulita e noto che la piantina ha attecchito e si sviluppa a vista d'occhio.
Tuttavia un grosso sasso del muro soprastante gli cade addosso (qualcuno glielo fa cadere addosso NDA), per fortuna senza danneggiare il fusto. Rimedio al danno con la consapevolezza di aver scelto proprio male il posto del trapianto.


2013: nuovo trapianto annullato
Arrivo tardi: le gemme sono già aperte e l'operazione viene rimandata all'anno che segue...







Marzo 2014 il recupero
Stavolta procedo per tempo e trovo una posizione migliore per il noce, sicuramente più spaziosa e a debita distanza dai muri di confine. Bisogna tenere a conto che i grossi alberi non vanno mai piantati a ridosso di confini, case o strade, se volete risparmiare loro qualche dolorosa potatura (il noce è un albero che non le sopporta).
Lo estraggo dal terreno con estrema attenzione per le radici.




Il fittone, la robusta radice centrale, non è cresciuta diritta, proprio per niente (foto sopra).  Ha seguito la pendenza del terreno roccioso sottostante. Anche il fusto non scherza... Il fittone di un bell'esemplare di noce è diritto come questo a sinistra.
Almeno nella nuova locazione c'è terra più morbida.
Il noce attecchisce bene per la seconda volta, sviluppando molti rami e una chioma fitta. Ora bisogna vedere se si decide a crescere in altezza...
Dovrò estirpare regolarmente i rovi che crescono intorno, rispuntano su non appena piove.

Trapiantato anche l'altro noce
Stessa sorte per il noce cresciuto spontaneo sotto composter, più alto di me ormai (quattro anni anche per lui). I suoi rami sono diventati legnosi e permanenti, però lì non poteva più stare.
Il trapianto è stato più traumatico, per via delle dimensioni maggiori: solo una frazione delle radici è stata salvata, in ogni caso questa primavera ha dato buoni segni di ripresa.

Mosca della noce paparazzata
Questi sono anni duri per i noci. La calamità che li affligge si chiama mosca della noce o Rhagoletis completa, parassita che depone le larve nel mallo e lo fa marcire.
Ho posizionato alcune trappole per contrastarla e avere anche la certezza che fosse proprio questa mosca la colpevole, ma alla fine me la sono trovata davanti al naso. Le trappole sono semplici bottiglie riempite con un esca apposita per mosche (e non zucchero che attirerebbe anche le api e le vespe), pubblicherò i dettagli (e l'esito) prossimamente.

PARTE 7 - PIANTARE UN NOCE - PARTE 8

martedì 15 luglio 2014

Cucinare il rabarbaro: crudo e cotto

Rabarbaro e fragole sono due ingredienti che si sposano divinamente. Questa semplice macedonia, senza limone per giunta, è la ricetta più efficace che ho provato per gustare i rabarbari coltivati nell'orto.
Prepararla è uno scherzo: pulite i gambi, tagliateli a fettine, zuccherateli e lasciateli riposare una notte, o volendo una giornata intera. Produrranno uno sciroppo fenomenale, e più staranno a mollo e più diventeranno morbidi, rimanendo comunque croccanti. Poi potete sempre aggiungere altra frutta per dar loro un tocco di colore.
Il sapore dei gambi di rabarbaro zuccherati ricorda molto quello della mela verde, pare proprio di masticare delle fette di mela verde. Ma questo è rabarbaro e rispetto alla mela verde fa un sacco di bene, trattandosi, leggo in giro, di una pianta dalle confermate virtù medicinali.
Importante scoprire la dose di zucchero perfetta per usarne il meno possibile. Io sono sceso fino a un quarto del peso dei rabarbari e proverò a calare ancora.

A pelare il rabarbaro produco un sacco di scarto. L'operazione, in ogni caso, non è indispensabile per mangiarlo crudo. Basta infatti tagliare il gambo a fette molto più sottili e la membrana esterna fibrosa non costituirà più un problema.
Se proprio vogliamo pelarlo, gli scarti mettiamoli nel compost. O aggiungiamoli alla confettura o cuociamoli in qualsiasi altro modo: cotti diventano tenerissimi.

rabarbaro tagliato fino con la scorza

C'è differenza di sapore tra i gambi di rabarbaro verdi e quelli rossi? No, non la sento.
Semmai l'estremità inferiore del gambo, quella che si attacca alla pianta, spesso rossa o rosata, non è croccante da masticare.


Confettura di rabarbaro, fragole e lamponi:
La confettura di rabarbaro e fragole è un classico: maturano contemporaneamente e i due sapori contrastanti trovano insieme la loro armonia. Inoltre i frutti rossi migliorano anche il colorito finale. Attenzione alla dose di zucchero e ai frutti di bosco aggiuntivi che possono rovinarvi il risultato con un'eccessiva dolcezza.
Mi avrebbero fatto comodo una mela verde e del succo di limone per far addensare rapidamente la confettura, visto che contengono molta pectina, ma mi sono accontentato del frullatore a immersione. Frullare gli ingredienti fino a ottenere una crema, infatti, permette di ottenere una marmellata soda senza cuocerla molto a lungo.

Rabarbaro cotto al forno
Ho letto che bastano 20 minuti nel forno perché i gambi di rabarbaro diventino una pietanza anti-tumorale.
Quindi non perdo tempo e inforno i gambi tagliati a fette. Cotti, i pezzi di rabarbaro si sciolgono in bocca, scorza inclusa. Il sapore rimane aspro, sembra di mangiare un limone cotto, bisogna abbinarli a qualcosa di dolce (anche la consistenza è quella del limone cotto purtroppo). In questo caso provo con una fetta di tortel di latte. Del resto i gambi di rabarbaro sono l'ingrediente chiave di molte torte del Nord Europa.
Devo provare a zuccherarli dopo averli cotti al forno, in modo da risolidificarli una volta raffreddati...

domenica 6 luglio 2014

Cosa recuperare dal portatile rotto?

rottami di computer portatili che si accumulano
Il computer portatile si rompe e lo smonto con l'illusione di ripararlo, in pratica gli faccio solo l'autopsia. Subito dopo però penso cosa posso recuperare? Non molto. Perchè il portatile è il tripudio dell'usa e getta. Finiti i tempi d'oro dei computer fissi, dove bastava sostituire la scheda danneggiata e il computer tornava a funzionare. Tanti componenti erano intercambiabili e sulla scheda madre potevi attaccarci praticamente tutto. L'unico limite era la fantasia degli smanettoni. Oggi nei portatili si paga il prezzo del progresso e della miniaturizzazione.
In ogni caso, qualcosa da salvare c'è ancora...

Salvare i dati sul disco fisso è la prima cosa che ci viene in mente. Per accedervi basta estrarre il disco dal portatile non funzionante, procurarsi un adattatore esterno compatibile e collegarlo al nuovo computer. Attenzione che i dischi odierni hanno l'interfaccia SATA (disco centrale nella foto), quelli più vecchi IDE (disco in alto e disco in basso). Se disponete già di un hard disk esterno, potete sempre smontarlo con attenzione e infilarci dentro il vostro disco.
Se però poi non riusciamo più ad accedere al disco, possiamo sempre andare a tentativi e provarne di tutti i colori...

Il monitor si collega al computer tramite un cavo dati che purtroppo varia da un modello all'altro. Attenzione che nel monitor si insinuano i cavetti nero e bianco, antenne della scheda wireless. Questa sì che pare intercambiabile, a patto di disporre dei driver compatibili.

Microprocessori e banchi di ram tutti differenti, nonostante i secondi sembrino uguali. Basta confrontare bene i connettori della ram DDR2 e della DDR, di qualche anno più vecchia. Inoltre, più il tempo passa e più queste schede di memoria diventano obsolete.

La scheda madre e l'eventuale scheda video possiamo anche lasciarle perderle, viste le dimensioni e le configurazioni molto variabili e quindi incompatibili. Se proprio possiamo munirci di fon e riscaldarle a dovere, con una discreta possibilità di resuscitarle e riaccendere il portatile per qualche giorno.

Estrarre il masterizzatore è uno scherzo e (buona notizia) la forma è standard. Tuttavia fate attenzione al connettore.

L'alimentatore è prezioso, non va buttato via. Nel mio caso, due spinotti su tre (dell'Asus A2K e del Lenovo Thinkpad G555) sono identici. Attenzione al voltaggio che è variabile, in ogni caso il computer ha un minimo di tolleranza.

La batterie (consumata) possiamo buttarla via, ovviamente nell'apposito raccoglitore, trattandosi di un rifiuto speciale e pericoloso per l'ambiente. Occhio però alla batteria tampone della scheda madre: questa batteria ad argento è presente in tutti i personal computer e ha il suo valore. Inoltre va bene anche con alcuni telecomandi e bilance elettroniche.

Non scordiamoci le ventole di raffreddamento. Mi sembrano quasi tutte compatibili. Nel remoto caso la vostra non funzioni più, potrete sostituirla facilmente con quella vecchia.

E la tastiera? Purtroppo le dimensioni non coincidono, ma questo è un problema secondario. Il signor problema è la posizione del cavo flat, che varia da modello a modello.
Non sono un estimatore delle casse interne del portatile, modeste come sono, e preferisco usare gli auricolari. Però possiamo farci un pensiero e recuperarle, il mio Asus A2K ha addirittura il subwoofer incorporato... Se i connettori sono gli stessi e riusciamo a sistemarle negli angusti spazi interni (difficile), magari...

sabato 5 luglio 2014

Edge of tomorrow: merita il sequel

Edge of tomorrow Senza domani è un film che mi è rimasto impresso (di questi tempi capita raramente), l'ho pure guardato due volte di fila. Perché è un vero film di fantascienza, non è il solito remake-ciofeca come Godzilla e via dicendo. Un film dalla trama geniale, liberamente ispirato al romanzo All you need is kill, del giapponese Hiroshi Sakurazaka. Alcune scene mi ricordano Matrix, come il ritrovo segreto nella fabbrica di esoscheletri con lo scienziato, gli stessi esoscheletri, i combattimenti acrobatici contro i Mimics, le creature aliene che hanno invaso l'Europa.
Edge of tomorrow lascia aperti molti interrogativi sui quali fantasticare, proprio per questo merita un sequel.

Per chi dovesse ancora vedere il film, ecco il trailer che dà una bella infarinatura:


Attenzione: ora inizia l'area spoiler, chiunque non avesse visto il film procede a suo rischio e pericolo.

Tom Cruise gira ancora in moto, ma non è Top gun o Mission impossible
Tom Cruise non è più il giovanotto di Top gun, ideale per il ruolo della recluta del romanzo originale, ma se la cava comunque egregiamente nei panni di Kage, ufficiale degradato a soldato. Gli è rimasta la stessa aria spavalda e recupera un certo spessore, dopo l'interpretazione un po' piatta nel film Oblivion.
A detta dei più maliziosi, la trama di Edge of tomorrow contiene vari collegamenti con la filosofia di Scientology, il culto a cui è affigliato (guarda caso) Tom Cruise. Quali sarebbero? Forse l'immortalità dell'essere umano, che continua a reincarnarsi dopo la morte, e i poteri straordinari nascosti nella nostra mente. Nel film il soldato Kage perfeziona le proprie abilità morendo in continuazione, avendo assorbito il potere che rende invincibili gli alieni invasori. Con la morte egli infatti resetta il tempo ma non la propria memoria, tornando indietro di un giorno con nuova esperienza accumulata.

lo sguardo consapevole di Emily Blunt nella mia scena preferita
Emily Blunt interpreta la sergente Rita Vrataski, uno dei pezzi forti del film. L'unica che ha condiviso in passato il dono del soldato Kage, l'unica insieme a uno scienziato che può comprenderlo e l'unica che può addestrarlo a dovere. Ritornando a usare Matrix come pietra di paragone, ecco una nuova Trinity, spietata ma dall'animo comprensivo.
Curioso vedere come lei si adegua ai tempi dell'altro. Nel senso: ogni giorno le compare di fronte uno sconosciuto che le spiega i progressi e lei capisce al volo. Ciò è possibile solo perché anche Rita Vrataski ha vissuto l'esperienza del reset temporale e si immedesima. Il bello è che, oltre alle mere questioni belliche, il soldato Kage si sta innamorando di lei, a forza di rivivere la stessa giornata in sua compagnia. Il bacio finale di Rita pare quasi una forzatura, considerando che (dal suo punto di vista) conosce lui solo da un giorno.


la faccia stressata di chi continua a rivivere lo stesso giorno centinaia di volte
A film concluso continuo a chiedermi: se Kage ha acquisito il potere del Mimic Alpha uccidendone uno, ora che ha ucciso l'Omega... ha il suo potere, giusto? Ogni volta che muore... chessò, tra 20, 30 o 50 anni, ricomincia tutto da capo a bordo dell'elicottero? O potrebbe provarci di continuo con la sergente full metal B Rita Vrataski suicidandosi ogni volta che lei gli rifila un due di picche? Cioè... Kage potrebbe diventare il padrone del mondo a forza di tentativi!
Ma soprattutto: alla sergente lui racconterà tutto o ruoterà i tacchi andandosene via col sorriso? Io non penso, mi pare abbastanza cotto di lei. E lei magari ci sta, pur non avendolo mai conosciuto prima, ma immedesimandosi in lui perché lei ha già vissuto quell'esperienza? Il problema è che il film si interrompe con la scena a metà ed è un peccato.
Proprio per questo, con tutti questi paradossi temporali e implicazioni varie, Edge of Tomorrow ha tutte le carte per un buon sequel. Se non lo fanno lo scriverò io. Lo intitolerò Edge of... yesterday.