Blog parallelo

domenica 30 ottobre 2011

Orologio Seiko smarrito a Trento, senza cinturino

orologio seiko trento cinturino
Si tratta di un orologio Seiko SMA025, color argento e nero. Sul quadrante riporta la scritta Seiko Kinetic Autorelay.
Tratto distintivo dell'orologio è l'assenza di uno dei cinturini.

L'orologio Seiko è stato smarrito il 28 ottobre, presso l'istituto di formazione fores, in via brennero 117 a Trento, o nelle immediate vicinanze.

 Se avete trovato o visto questo orologio Seiko ricordate che:
  • è dovere di ogni cittadino riportare in Comune o presso la Polizia/Carabinieri gli oggetti smarriti
  • il cittadino che tiene per sé un oggetto smarrito compie di fatto un furto; chi lo acquista dal ladro commette il reato di ricettazione
  • al cittadino che riconsegna un oggetto smarrito spetta, come ricompensa, il 10% del valore di questo

Se avete visto o trovato questo orologio Seiko contattate il proprietario.


mercoledì 26 ottobre 2011

Tricolori sul Doss Trento, il mausoleo di Cesare Battisti e degli Alpini

tricolore - Cesare BattistiSul Doss Trento, quando cala la sera, risplende il tricolore. I colori della bandiera italiana vengono proiettati sulle colonne del mausoleo di Cesare Battisti, grazie a potenti fari rotanti. Lo spettacolo, dedicato alla celebrazione dei 150 anni di unità nazionale, durerà fino a sabato 29 ottobre. Così avevo letto su un articolo di giornale online. Oggi, 4 novembre, anniversario dell'annessione delle regioni irredente all'Italia, le luci sono ancora accese.
A fianco e sotto alcune foto scattate durante la sera (la prima è un fermo immagine di un video). Il mausoleo di Cesare Battisti, innalzato in cima al Doss Trento, rivolto verso nord e illuminato dalle luci tricolore, risalta come un lampeggiante, impossibile non farci caso.

Doss Trento - Verruca

luci doss trentotrento unità Italia

tricolore battisti trentotricolore mausoleo battisti

Quattro foto, stavolta di giorno, al luogo di sepoltura dell'irredentista e alpino Cesare Battisti, fucilato dagli austriaci in piena Grande Guerra.
tomba Cesare Battistimausoleo Cesare Battisti
monumento cesare battisticorona filo spinato

Poi un particolare del dipinto presente nel museo degli Alpini, a poca distanza dal mausoleo di Battisti. Ora non ricordo bene se raffigurava una delle cerimonie per il Milite Ignoto o proprio il funerale di Cesare Battisti. A destra, una parte del monumento nascosto nella galleria degli Alpini, che si incontra salendo (o scendendo) dal Doss Trento.
museo alpini trentogalleria alpini trento

Il Doss Trento è accessibile dal Piazzale Divisioni Alpine, con le caratteristiche cinque aquile di pietra, proprio sotto la scritta PER GLI ALPINI NON ESISTE L'IMPOSSIBILE, intagliata nella parete rocciosa:


C'era un altro tricolore prima...
Diversi mesi fa, ben prima dello spettacolo di luci, la sezione degli Alpini di Piedicastello aveva affisso un'enorme tricolore (45 metri quadri) sulla parete del Doss Trento, nell'anfratto naturale dove, a Natale, viene posto il tradizionale presepe. Tuttavia...
Rubato il Tricolore degli Alpini, così si è sparsa la notizia della sparizione dell'imponente bandiera, letteralmente rimossa e trafugata da ignoti. Numerose le ipotesi sul movente, tra cui sentimenti filoaustriaci. Esclusa la bravata di un bontempone.

Ad ogni modo, grazie alle luci tricolore, il Doss Trento e tutto ciò che rappresenta hanno avuto la loro rivincita. 
NB: Il titolo del post nasconde un riferimento a Flags of Our Fathers, celebre film bellico di Clint Eastwood.

Vedi anche: 
Patria Donna
foto scattate con una Fujifilm FinePix Z100fd e una Samsung Q10

lunedì 24 ottobre 2011

Video di Baselga del Bondone al suono delle campane

baselga del bondone Video di 32 secondi su Baselga del Bondone, scandito dai rintocchi delle sue campane. Dodici scene complessive: Baselga vista dal Dos Grum, Baselga dalla strada per Sopramonte, alberi illuminati dal sole, il sentiero per salire sulla Croseta, Baselga vista dalla Croseta, i dossi e i crozzi, il bestiame nella busa dei Mocheni, Baselga con la conca di Terlago sullo sfondo, tre alberi in successione e infine il campanile.

Baselga del Bondone in dodici rintocchi, di Andrea Baldessari


Riprese
Riprese e sonoro eseguiti con una Samsung HMX Q10, per l'occasione montata su un piccolo treppiede per fotocamere (il treppiede stabilizzato deve ancora arrivare). Questo per spiegare perchè non ci sono riprese panoramiche che spaziano a destra o a sinistra, o in basso o in alto.
Come colonna sonora ho registrato le campane di Baselga a mezzanotte, visto che a mezzogiorno la registrazione era rovinata da martelli pneumatici del vicino cantiere e dai canti dei volatili. Sotto si sente un po' di vento, mentre ho ridotto il fruscio (hiss) del microfono con il programma Cool Edit Pro 2.0.
Per elaborare gli scomodi spezzoni video mp4 li ho prima "decompressi" in formato MJPEG (per salvare tutta la qualità) con il programmma Any Video Converter, e poi li ho montati con Adobe Premiere CS3. Per evitare tutta questa trafila bastava comprare una videocamera miniDV, che registra il segnale analogico su un nastro magnetico...

Foto qua e là
Tra una ripresa e l'altra. Le prime due foto sono state scattate con la cara vecchia Fujifilm Z100d, quella a sinistra sui dossi, quella a destra sul Dos Grum, in direzione Sopramonte e monte Bondone con i cavi della tensione colpiti dal sole basso. Inquadratura più unica che rara, visto i tralicci sono sempre in mezzo... e rovinano parecchie fotografie.

boschi di baselgadoss grum sopramonte

Altre foto per testare la videocamera Samsung HMX-Q10 e i suoi 5 megapixel:

bosco di baselgafunghi a baselga

Anche quella in alto a sinistra, lo scorcio su Baselga del Bondone con il suo campanile, è stata scattata con la videocamera. Tutte le foto sono state ritoccate lievemente con Photoshop CS3.

foto scattate con una Fujifilm FinePix Z100fd e una Samsung Q10
video realizzato con una Samsung Q10

domenica 23 ottobre 2011

Occhio alla videocamera! Sceglierla economica e funzionale

Volete comprarvi una videocamera decente, ma volete anche risparmiare. Quindi vi imponete un budget di... 250 euro, che sembrano pochi. Sembrano. Con questa cifra prenderete in considerazione anche alcune fotocamere che fanno dei bei video. La scelta non è affatto scontata.


Idee chiare
La videocamera deve:
  1. Girare dei video di qualità...
  2. con audio ambientale decente...
  3. per avere delle scene da montare a casa...
  4. e ottenere un cortometraggio dignitoso.
Le handycam
Handycam, le chiamano così le videocamere compatte alla portata delle nostre tasche (non tutte). Il prezzo oscilla dai 150 ai... 900 euro. Sognatevi le telecamere professionali, come quelle del cinema o dei giornalisti, i prezzi sono assolutamente proibitivi.

Questo strano zoom...
La maggior parte delle videocamere assomiglia proprio a dei cannochiali elettronici: dispone di zoom da 40x, 50x, 70x... (la fotocamera difficilmente supera i 5x di ingrandimento). Parlo di zoom ottici ovviamente, lo zoom digitale sgrana e rovina l'immagine.
Ora spiegatemi a cosa serve tutto questo zoom. Dovete spiare i vicini? Dovete contare i crateri sulla Luna? Filmare il primo piano dell'automobilista che passa sotto casa? Guardate un film: vedete degli zoom per caso? Al massimo ci sono dei leggeri movimenti, a volte eseguiti in post-produzione.
Lo zoom esagerato è sinonimo di pigrizia. Per fare belle riprese dovete muovervi, avvicinarvi al vostro soggetto. Ricordatevi che qualità d'immagine e zoom non vanno molto d'accordo insieme. Le lenti non fanno miracoli, per avere riprese nitide dovete restare vicini. Più l'inquadratura è zoomata e maggiormente sarà suscettibile ai vostri movimenti, vere e proprie scosse telluriche. Senza contare che uno zoom durante una ripresa è una tecnica abbastanza scontata, da filmetto amatoriale, e il motorino delle lenti potrebbe rovinare l'audio.

Alta definizione e montaggio
Lavorare un filmato ad alta definizione richiede processori con almeno 4 giga di RAM. Per il fullHD servono macchine e software ancora più performanti. A cosa serve questa alta definizione, se non siete uno studio televisivo? C'è da dire che le videocamere registrano anche video più snelli, tuttavia, vista la pesante compressione, non sono molto adatti al montaggio/postproduzione.
Alta definizione significa anche grandi dimensioni dei file, con conseguenti problemi di spazio sul disco, e di eventuale spazio su un eventuale disco di backup. Se la mia Alice 7 mega viaggia invece a 0.6 e carica a 0,02 megabyte al secondo... come farò a caricare un video in fullHD sul mio sito o su Youtube?
Chi vuole montare video, quindi, è meglio che si procuri una vecchia videocamera miniDV, che registra in qualità analogica e a risoluzioni più ortodosse.


Stabilizzatore o treppiede?
Meglio un treppiede qualsiasi. Gli stabilizzatori non fanno miracoli, anzi, non fanno proprio niente... fanno solo lievitare il costo dell'apparecchio. L'opinione comune è diffidare degli stabilizzatori elettronici e affidarsi, se proprio proprio, a quelli ottici.
 
Microfono
Con 250 euro di budget, l'ingresso del microfono esterno ce lo possiamo sognare tranquillamente. Ci sarebbe la Aiptek AHD-H12, da provare però. Meglio investire un'altra piccola cifra per un microfono esterno, come lo Zoom H1.

Controllare i test degli altri utenti prima dell'acquisto
Youtube è pieno zeppo di utenti che fanno test. Purtroppo servono a ben poco, non riesco a vedere che mani tremanti e zoomate ugualmente tremanti (e sgranate, perchè anche la qualità va a farsi benedire con il massimo dello zoom). Gli unici video ben fatti sono tutti (o quasi) girati dai produttori, chissà come mai.

La fotocamera ritorna alla carica
Al giorno d'oggi le fotocamere fanno anche riprese video e le videocamere scattano foto. Con 250 euro è meglio una videocamera o una fotocamera? Il confronto si fa serrato.
Con meno di 200 euro si portano a casa signore fotocamere compatte con funzioni manuali e che fanno dei video molto, ma molto, decenti. Il problema è che le fotocamere, al contrario delle videocamere, non hanno il monitor lcd orientabile, essenziale per riprese amatoriali, autoritratti e così via.
Entrambe soffrono moltissimo la carenza di luce, l'effetto mosso e l'audio non eccelso. La discriminante, quindi, è se volete il monitor fisso o orientabile. 


Superaccessori, super... super...
Intelligenze artificiali, schermi tattili... c'è tutto l'immaginabile sulle videocamere. Mancano solo le cose fondamentali. Cercavo una videocamera spartana, che avesse il minimo indispensabile, che puntasse tutto sull'ottimizzazione della qualità video e audio. Ovviamente non esiste.
Alla fine ne ho provato due (la Samsung HMX-Q10 e la Panasonic HDC-SD40) per poi restare sull'ultima. Carina per carità (meglio della Panasonic di sicuro, per quanto ne dicano gli intenditori...), solo che ha troppi fronzoli. Ha un... sensore di gravità interno che permette di ruotarla di 180 gradi e lasciare l'inquadratura diritta. Roba da mancini. Ripeto quanto scritto sopra: meglio recuperare una vecchia miniDV. L'avrei fatto se avessi avuto tempi più larghi.



[ QUESTO ARTICOLO HA ATTIRATO UN TROLL (TROLL= maleducato che va giù pesante con le parole appoggiando la tesi contraria), devo quindi dedurre che l'argomento è scomodo, ho un motivo in più per approfondirlo appena ce ne sarà l'occasione. ]

sabato 22 ottobre 2011

Samsung HMX-Q10 VS Panasonic HDC-SD40

Samsung HMX-Q10 e Panasonic HDC-SD40, le due handycam che si contendono il fullHD sotto i 250 euro. Ho avuto la possibilità di provare entrambe e di riscontrare pregi e difetti.

samsung hmx q10


Ergonomia
La comoda Panasonic HDC-SD40 è sicuramente un passo avanti, la sua sagoma si adatta perfettamente alla mano destra. La Samsung HMX-Q10, invece, assomiglia letteralmente a un cilindro, visto che può essere impugnata sia dai destri che dai mancini, indifferentemente.
Design: se cercate qualcosa di moderno vince la Samsung HMX-Q10, se volete restare sul tradizionale allora meglio la Panasonic HDC-SD40. La cinghia di quest'ultima è maggiormente rifinita e più morbida.
Entrambe sono minute e compatte, abbastanza leggere.

Registrazione
In quanto a lenti e alla conseguente nitidezza la Samsung HMX-Q10 è superiore rispetto all'avversaria. I 16,8 ingrandimenti della Panasonic HDC-SD40 superano, d'altra parte, i 10 ingrandimenti del modello Samsung.
Processore: leggermente più grande per la Samsung HMX-Q10, che vanta un sensore CMOS da 1/4,8 pollici, la Panasonic HDC-SD40 da 1/5,8.

Video e fotografie registrati con la Samsung HMX-Q10
Fotografie in macro e con scarsa luminosita con la Samsung HMZ-Q10

Formato di registrazione disponibile per entrambe il formato fullHD (1980 per 1080 interlacciato, attenzione). Se volete video più snelli la Samsung HMX-Q10 registra in HD e in Standard Definition, rispettivamente 1280 per 720 e 720 per 576, progressivi. La Panasonic HDC-SD40 salva in Iframe, 960 per 540, progressivo. Formato mp4 per i video snelli e formato mts per il fullHD, per entrambe le fotocamere.
Fotografie: discrete quelle della Samsung HMX-Q10, grazie ai suoi 5 megapixel, mediocri quelle scattate con la Panasonic HDC-SD40, da soli 2,1 megapixel.

Carellata in breve
Interfaccia. A pulsanti per la Panasonic HDC-SD40, touch per la Samsung HMX-Q10. Regolazioni manuali disponibili per entrambe.
Scarsa luminosità. Peccano entrambe, non solo al buio, ma anche nel tardo pomeriggio. La visione notturna perde molto in qualità.
Microfoni. Stereo e omnidirezionali sia per la Samsung HMX-Q10 che per la Panasonic HDC-SD40. Leggerissimo fruscio per tutte e due.
Stabilizzatori. Ottici per entrambe. Non fanno miracoli.
Accessori. La Panasonic HDC-SD40 dispone di un piccolo faro led e di un semplice software di video editing,  HD Writer. La Samsung HMX-Q10 mantiene diritta l'inquadratura anche dopo una rotazione di 180 gradi, grazie a un sensore di gravità. Si tratta di una misura specifica per i mancini.
Prezzo. Ho trovato al Mediaword la Samsung HMX-Q10 a 229 euro (era in offerta, il suo valore di mercato si aggira sui 290 euro), la Panasonic HDC-SD40 a 239 euro.

Formattare la memoria SDHC per la videocamera
Video e fotografie registrati con la Samsung HMX-Q10
Fotografie in macro e con scarsa luminosita con la Samsung HMZ-Q10
Un paio di consigli sulla scelta della videocamera

lunedì 10 ottobre 2011

Nato Libero, autoritratto con il lupo

Autoritratto in bianco e nero, collocato all'interno di un contesto selvaggio. Un grosso lupo attente sotto le chiome spazzate dal vento.

Nato Libero, di Andrea Baldessari
nato libero disegno
tavoletta grafica Wacom Volito 2, Corel Painter IX, matita coprente
stampa 30 per 20 cm, l'illustrazione è disponibile sul sito dell'autore


Il titolo definitivo e le scelte precedenti
Il nome del ritratto ricade sui Nati Liberi, partigiani che combattono il regime della Federazione nel mondo fantasy delle Quattro Terre. Stiamo parlando della Tetralogia degli Eredi di Shannara e dello scrittore Terry Brooks, che, nonostante le accuse di plagio su Tolkien, ha scritto dei romanzi validi e, opinione personale, molto più scorrevoli di quelli del famoso "ispiratore".
Prima di Nato Libero avevo pensato a Alter Ego e Iroquois. Scontato il primo, il secondo, italianizzato Irochesi, è il nome di una conferazione degli Indiani d'America. Io, ovviamente, conoscevo l'UH-1 Iroquois, famoso elicottero della guerra del Vietnam, universalmente ribattezzato Huey.


Scena famigliare
Ora che ci penso, noto qualche somiglianza coi primi minuti del film 300, col giovane Leonida che ha il sopravvento su un enorme lupo. Non c'erano intenzioni di plagio: il lupo nel mia illustrazione non è poi così feroce, senza contare che ho già usato questo animale in diversi altri contesti, come in Amore e nel banner della band metal Wild Earth.

amore luna lupo


Vedi anche:
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danza fuoco drago

sabato 8 ottobre 2011

Il Kursk e i segreti in fondo al mare. Chi ha affondato il sottomarino nucleare?

12 agosto 2000: due esplosioni investono il sottomarino nucleare russo Kursk, che si adagia sul fondale del mare di Barents. Dei 118 marinai dell'equipaggio alcuni muoiono subito, altri dopo una lenta agonia, imprigionati a bordo del colosso affondato.
Le unità di soccorso non riuscirono a salvarli, gli aiuti internazionali arrivarono troppo tardi. La versione dell'inchiesta ufficiale, quella dell'incidente, presentava molti lati oscuri, così le indagini indipendenti riportarono a galla particolari scorcertanti: quel giorno, nel mare di Barents, fu sfiorata la terza guerra mondiale. Chi conosce la verità, i militari, mantengono il segreto; i giornalisti, invece, immaginano un retroscena degno del migliore film di James Bond. Alle famiglie dei marinai non resta che piangere i figli caduti in mare. 


Il K-141 Kursk
Il K-141 Kursk era un avanzato sottomarino a propulsione nucleare, uno dei più grandi al mondo - lungo 150 metri - e armato con testate atomiche e particolari missili antinave e antisommergibile.
Orgoglio della Marina militare russa, il 12 agosto del 2000 operava con la Flotta del Nord nelle esercitazioni sul mare di Barents. Unità-civetta americane e norvegesi osservavano le manovre.


L'affondamento del Kursk
Nonostante l'imponente spiegamento di forze della Marina russa, erano presenti diverse navi-spia e sommergibili occidentali, due dei quali avevano il preciso ordine di monitorare l'attività del Kursk. Il sottomarino russo sparò a salve due siluri, come previsto dall'esercitazione. Quello che succede dopo resta coperto dal mistero (e dal segreto militare). L'unica cosa certa è che furono avvertite due esplosioni in sucessione che compromisero lo scafo del vascello. Questo si adagiò sul fondale, a causa di "un'avaria di natura imprecisata".
Almeno 23 membri dell'equipaggio sopravvissero al (presunto) incidente e si rifugiarono negli scompartimenti di poppa. L'acqua penetrava dalle falle a prua e in superficie scattò la corsa contro il tempo per salvarli. La flotta russa si attivò immediatamente, ma le condizioni del mare erano avverse e le operazioni di salvataggio fallirono. L'aiuto offerto dagli USA venne respinto (i sommergibili americani coinvolti si allontanarono dalla zona).
Dopo aspre polemiche e ritardi fatali, furono i norvegesi e i britannici, con il via libera da Mosca, ad agganciarsi al sottomarino condannato. Il 21 agosto, dopo nove giorni dalla sciagura, i sommozzatori non trovarono superstiti.
Il relitto del Kursk fu riportato in superficie l'8 ottombre del 2001 e le salme recuperate. Insieme anche le ultime lettere dei marinai, che documentarono la lenta agonia patita dall'equipaggio. La prua del vascello, che conteneva i siluri e le potenziali prove per capire la dinamica dei fatti, fu lasciata sul fondale marino e poi fatta brillare.

La rabbia dei famigliari. La madre sedata
Voglio che il mondo intero ascolti quello che ho da dire: che cosa avete fatto per salvare i nostri figli? Quali stupide decisioni avete preso? Quanto ancora durerà questo strazio? Eh? Quanto prendono i nostri ragazzi? Ditelo: 50 dollari al mese e ora sono rinchiusi nel fondo dell'oceano! È per fargli fare questa fine che ho tirato su mio figlio?
La donna continua, con accuse più  infuocate (si può ascoltare nel video di sotto). Alle sue spalle interviene una psicologa che, dotata di una siringa di sedativo, la mette fuori gioco.

Ricostruzioni degli eventi contrastanti
1) Lo scoppio accidentale di un vecchio siluro
L'inchiesta ufficiale dichiarò che fu l'esplosione di un siluro difettoso a causare l'affondamento del Kursk. Lo scoppio provocò un incendio e un forte aumento della pressione nella sezione uno del sottomarino, quindi l'esplosione della santabarbara. La fatalità innescò una fatale reazione a catena, che pare plausibile se si pensa che, solo pochi anni più tardi, il comandante dell'incrociatore Pietro il Grande (nave ammiraglia durante le esercitazioni nel mare di Barents) dichiarò che senza revisioni la nave poteva esplodere da un momento all'altro.

2) Il pedinamento sul fondale marino e la collisione
I funzionari della Marina russa, la stampa e i famigliari delle vittime hanno sostenuto una teoria ben diversa. Il Kursk sarebbe entrato in collisione con il sottomarino-spia USS Toledo. Così il primo prese di mira l'intruso occidentale. In quegli attimi di crisi il secondo sottomarino americano, lo USS Memphis, accorse a dar man forte e centrò con un siluro il gigante russo. Il presunto impatto, visibile nella foto, e la conseguente esplosione interna, avrebbe innescato i siluri del Kursk, provocandone l'affondamento.
Questa teoria alternativa venne illustrata in un documentario francese del 2004 intitolato Kursk: A submarine in Troubled Waters, ripreso in Italia dal programma La storia siamo noi. Il dossier è verosimile anche se deve essere guardato con occhio critico. Molte fonti si rifanno a particolari probabilmente esagerati o contraffatti durante il tam tam mediatico. Altre potrebbe essere coincidenze (o potrebbero non esserlo affatto).